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Luca Matti "4x4" (polittico), 2000
acrilico su tela
cm 100x100 (l'uno) |
"...Quando iniziò a usare la camera
d’aria,nel 1989,lo affascinava l’idea di
poter creare degli oggetti con un materiale
tanto comune,e per di più riciclato:
"Mi dava un senso di vissuto,di vita
che si riproduce. Già prima,creavo strane
sculture con i materiali più disparati,dal
polistirolo alla gommapiuma al cartone,tutti
materiali di recupero,che trovavo nella pattumiera.
Mi piaceva frugare tra i rifiuti della società
industriale,e inventarmi un mondo che prendesse
vita da lì. Creavo soprattutto uomini e animali,perchè
volevo tirar fuori la parte istintiva,animale,che
l’uomo andava perdendo sempre di più".
I risultati erano strani mutanti alla day
after,personaggi che parevano essere gli
unici sopravvissuti a qualche bomba chimica
che avesse completamente distrutto le vecchie
tecnologie e impostato un nuovo primitivismo.
"A quel tempo vedevo molti film di fantascienza",ricorda.
"Ero affascinato da situazioni alla
Blade Runner,o alla Brazil. Leggevo anche
molti fumetti: Moebius,Bilal,Druillet,tutti
gli autori usciti sulle riviste come Metal
Hurlant,Alter o Frigidaire,che avevano inventato
un nuovo modo di concepire la fantascienza
disegnata"
Del resto,proprio il fumetto
è stato per
Matti il primo,grande amore giovanile.
"Si,volevo fare il fumettista. Ma poi
mi accorsi che mi stufavo di
fare tante vignettine
per raccontare una storia. Me
ne bastava
una che le comprendesse tutte.
Così passai
pian piano prima all’illusrazione,e
poi alla
pittura".
Alessandro Riva
("Arte" #308 aprile 99)
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Luca Matti "Casa dolce casa"2,
2000
acrilico su tela
cm 170x130 |
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Luca Matti "Inseparabili", 2000
camera d'aria e materiali vari
cm 300x120x80 |
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Luca Matti "Decollo", 1999
acrilico smalto aeroplanini su legno
cm 21x42x9 |
...Le sue prime tele,nate intorno al 1986,rappresentavano
robot e cyborg colorati a tinte molto forti
e contrastate.
"Volevano essere",dice ora,"una
metafora dell’uomo e della società contemporanea".
Anche in seguito,quando incominciò a fare
i quadri con gli omini in bianco e nero persi
in un opprimente giungla d’asfalto e di cemento,vi
si poteva leggere una critica alla società
contemporanea,per il senso di solitudine
e di alienazione che offriva la vita in città.
"La città",spiega l’artista,"mi
è sempre sembrata il luogo simbolo dell’alienazione
e della
spersonalizzazione dell’uomo contemporaneo.
Del resto,quell’aria cupa,un pò asfissiante
che si respirava nei miei quadri era un riflesso
di ciò che io sentivo in quel periodo. Probabilmente
avevo bisogno io stesso di liberarmi dalle
mie angosce,dalle mie paure. Per farlo,però,ho
sempre cercato di usare l’arma dell’ironia,per
non rendere troppo pesante l’atmosfera che
si veniva a creare nei lavori".
I suoi quadri degli ultimi anni sono,infatti,sono
sempre più sospesi tra questi due ooposti:
senso di alienazione e ironia; i personaggi
sono infatti strani zombie un pò Kafkiani,persi
nei labirinti della propria angoscia individuale,in
città-formicaio che sembrano non curarsi
mai di loro,ma disegnati sempre con tratti
caricaturali,grotteschi,che li rendono straordinariamente
umani e persino divertenti....
Alessandro Riva
("Arte" #308 aprile 99)
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Luca Matti "La natura dello scorpione",
1998
acrilico su faesite
cm 121x54.5 |
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Luca Matti "L'appuntamento", 1998
acrilico e smalto su faesite
cm 60x54.5 |
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Luca Matti "Volti" 1 - 12 polittico,
1999-2000
acrilico e smalto su faesite
cm 48.5x34.5 |
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