ERIC SERAFINI

"Universi paralleli"

testi di Maurizio Sciaccaluga











Eric Serafini "Senza titolo" 2003
olio su tela cm. 60 x 80











Eric Serafini "Blck mn" 2003
olio su tela cm. 80 x 65











Eric Serafini "Brdwy" 2002
olio su tela cm. 170 x 136











Eric Serafini "Senza titolo" 2003
olio su tela cm. 80 x 60











Eric Serafini "Copacabana 40" 2003
olio su tela cm. 117 x 160











Eric Serafini "Correggio" 2002
olio su tela cm. 173 x 117











Da una parte avveniristici scorci metropolitani, corpi femminili nude-look degni dei calendari ultima moda, inquadrature macro da documentari scientifici. Dall'altra un gruppo di gondole romanticamente ormeggiate in un canale veneziano, bambini in maschera, lo sguardo dolce e supplichevole d'un cagnolino. Il tutto uniformato da un curioso e originale viraggio seppia, capace di stornare l'attenzione dello spettatore dai temi dei quadri per indirizzarla verso un'idea di sogno, di ricordo, di viaggio nella memoria. Sia che dipinga soggetti di forte attualità, pesantemente segnati dal gusto del tempo presente - come gli skyline verticali delle megalopoli, le insegne abbaglianti e ammiccanti della City, i corpi morbidi e senza segreti di starlette e playmate - sia che raffiguri situazioni più intime e raccolte, degne di un'altra epoca, quasi prese in prestito da un libro old style di Isabel Allende o da una polverosa pellicola tipo Ladri di biciclette, Eric Serafini trasforma sempre le immagini in flash back, in fantasmi degli anni andati, in un tuffo deciso e profondo nel passato. Non importa che si tratti d'un ritratto stile inizio Novecento o di un orizzonte newyorkese stracontemporaneo, da terzo millennio, magari già ferito dal Ground zero e da edificazioni recentissime: l'artista succhia comunque via dal paesaggio e dalle figure i colori vivi e originali - come ci si trovasse di fronte a una cartolina violentata per lungo tempo dal sole e dalle intemperie - e lascia quella patina ocra e ambra tipica delle fotografie ritrovate in soffitta, in album dimenticati, dove anche la situazione più banale è resa affascinante e coinvolgente dalla lontananza e dal mistero.












Eric Serafini "Ground zero" 2002
olio su tela cm.140 x 102











Eric Serafini "Marilyn 1" 2002
olio su tela cm. 160 x 118











Nelle sue mani ogni cosa diventa reminiscenza, nostalgia e rimpianto, oggetti e immagini sono ritratti come simboli e icone d'epoche e circostanze smarrite per sempre. Nei quadri non mancano le testimonianze dell'oggi, si sprecano i segni della civiltà massmediale e iperattiva che detta i ritmi dell'esistenza moderna - dall'abbigliamento agli atteggiamenti dei personaggi, dagli sfondi cittadini agli oggetti tecnologici - eppure lo spettatore si trova inevitabilmente a guardare alle proprie spalle, a pensare all'ieri, a ciò che è stato e non sarà più, a quanto ha perso e a quanto che non ha avuto. Si ritrova proiettato indietro nel tempo. Di fronte alla scena usata e comune d'un bar all'aperto, con tanto d'avventori e tavolini, con la tipica ressa dell'ora di pausa (seppure mediata dal tran tran calmo della provincia), il pensiero - fuggendo la realtà quotidiana e stravista, o forse solo non riconoscendola - si trova a correre verso i caffè letterari del secolo scorso, verso le disfide dialettiche stimolate da un'ombretta o un cordiale, verso i fasti di quel Jamaica meneghino animato da Fontana e Manzoni. Pensa alla poesia d'una situazione lontana per ammantare di fascino quel presente così drammaticamente pragmatico e senza fascino. Serafini toglie al mondo i colori e così facendo aggiunge all'immagine la fantasia, la capacità di trasformarsi in qualcosa d'altro, di diventare veicolo per un viaggio con la mente a ritroso negli anni. Non è detto che un mondo colorato abbia più sfumature, trasparenze e velature di un racconto in bianco e nero, e con i suoi lavori l'artista dimostra che la costruzione di un'immagine non può limitarsi alla tela. Deve andare oltre, deve bucare e squarciare la trama, deve saper vedere attraverso, come faceva il maestro dello spazialismo. Solo che quei tagli Eric Serafini non li fa con una lama, ma con il pennello, costruendo quadri simili a buchi neri, capaci di tuffarsi nelle profondità non solo dello spazio, ma anche del tempo. E quell'attraverso non è proiezione in avanti ma indietro, è un saper rivalutare il passato, trovarlo ancora oggi dentro ogni cosa.











Eric Serafini "Marylsdra" 2003
olio su tela cm. 117 x 140












Eric Serafini "Mnhtn" 2002
olio su tela cm. 170 x 128













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