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TIZIANA VIOLA MASSA
"Lo sguardo addosso"
tecnica mista con stucco polimaterico
su
cartone intelaiato, cm 100 x
70, 2012
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I giorni imperfetti della stanchezza
Passano attraverso un gesto,
mille gesti,
una sola parola pesante, le distanze
delle
incomprensioni, le attese inutili.
Ci mettono
in disordine l'anima. Ma guardarsi
dritto
negli occhi, abbracciarsi stretti
un pensiero
frivolo...
di Mariantonietta Ippolito
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Giornate appese ai bordi imperfetti della
stanchezza, simili a stracci
arresi all'usura,
senza più colori né fibra che
sostiene. Giorni
con le ore lunghe come il confine
del mare,
senza però avere la quiete che
dà quel mezzo
giro di orizzonte azzurro. Arredati
di cose
incomplete ed incomprese, cose
indefinite
che fanno passeggiate strane
intorno ai nostri
monumenti personali, ingombranti
e conosciuti
e che, ormai, hanno fatto la
muffa dentro
la testa. La sensazione superficiale
è che
la ripetitività stabilizzi l'inquietudine,
ma non la rende più amabile o
meno mansueta,
anzi può accadere che si ribelli
e stravolga
un sistema che pareva pacato.
Così, lo sforzo
di tenerla sotto controllo produce
un lavoro
mentale che porta dritto dritto
nel chiasso
della testa. Il silenzio, invece,
è un amico
stretto della stanchezza. C'è
una relazione
intima e salvifica, una ricchezza
fatta di
niente, se per niente intendiamo
tutto quello
di cui non si avvale il rumore,
tutto quello
che è il nostro archivio segreto,
tutto quello
che non si sente con la parola
parlata ma
vive nei segni scavati dalle
vene più sottili,
il niente che stagiona nei luoghi
più nascosti
della nostra persona. Le giornate
succhiate
dalla stanchezza hanno un suono
selvatico,
come il verso di una bestia che
nella sua
libertà inconsapevole avverte
di sera la
paura e guarda dritto negli occhi
la fame
ingorda della solitudine. E la
solitudine
non arretra mai, il suo respiro
ammassa la
materia, come nei buchi neri
la stanchezza
collassa e diventa buio colloso
che ci si
porta dietro. Nei giorni delle
stanchezze
sentiamo le spalle che franano,
come la terra
che ci tiene in piedi, come i
muri che devono
difenderci, come gli occhi che
non vogliono
più vedere. Siamo la certezza
della vulnerabilità
e del bisogno umano della comprensione.
Ed
è forse per questo che i giorni
imperfetti
della stanchezza noi li capiamo,
a volte
li scordiamo, ma li capiamo.
Ci servono,
li riconosciamo, li accogliamo
e poi li scartiamo.
Passano attraverso un gesto,
mille gesti,
una sola parola pesante, la ripetitività
delle frustrazioni, le distanze
delle incomprensioni,
le attese inutili. I giorni imperfetti
della
stanchezza hanno cadute precipitose,
le combinazioni
fortunate sono frammentarie,
la voglia di
fuga non trova energie per concretizzarla,
le perturbazioni ci mettono in
disordine
l'anima. Guardarsi dritto negli
occhi, abbracciarsi
stretti un pensiero frivolo,
sentire ii dispiacere
come un'infiammazione non letale
che si può
curare, può ridare al giorno
stanco quella
quota di partecipazione attiva,
quel senso
di imperfezione accettabile e
simile a noi
stessi. Poi, per tutto il resto,
ci penserà
la vita. |
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TIZIANA VIOLA | |